- Ritrovo
Pro Loco, Voltone Molinella 2
48018 Faenza RA- ore 20
Giardini, angoli e scorci di una Faenza che non ti aspetti.
* € 3,00
Si inizierà da un giardino storico di Via Naviglio, non visibile dalla strada perché, come di regola nella vecchia Faenza, esso faceva da cortile e da retro su cui si affacciavano servizi vari (dal pollaio alla legnaia) ed era, certo, un angolo di frescura e di bellezza fine a se stessa, ma anche con piante da orto o da aromi o da piccoli frutti.
Il giardino in questione, visibile per la squisita disponibilità dei proprietari, si articola su tre piani, uno terreno (ancora con l’acciottolato originario, probabilmente ottocentesco) e due terrazzi sopraelevati, uno dei quali un tempo occupato da casupole e servizi e oggi invece con una serra-limonaia e vasi con oleandri.
Per il resto abbiamo rose antiche (una delle quali, rampicante, molto rara e per questo fatta avere anche alla preziosa collezione della Scuola di Persolino), un glicine, bignonia a fiori arancioni, gelsomini, un giuggiolo e ovviamente rosmarini, salvie, timo, santoreggia, maggiorana, finocchio e rucola.
Ma aldilà delle varie specie, è l’atmosfera piacevolmente non mondana, ancora con l’aria di una “Faenza com’era” , antica e con qualche angolo insolitamente incolto, a creare quella suggestione storica insostituibile.
Poi ci si sposterà nella vicina Casa-Museo Bendandi per ammirare intanto la vite secolare piantata dallo stesso sismologo e soprattutto per godere del Planetario (in legno dipinto con vernici fluorescenti e dotato di tutte le luci) progettato e costruito in tre anni (inaugurato nel 1986) da padre Lambertini, amico di Raffaele Bendandi e, per intenderci, autore anche dal famosissimo presepe animato di San Francesco.
Oltre all’interesse culturale, la visita ha un forte - ci auguriamo - significato simbolico perché il Planetario si trova nel soffitto dello scantinato del Museo e ha subito solo limitatissimi danni, prontamente rimediati dalla responsabile Paola Lagorio. La stessa Lagorio illustrerà anche l’ultima novità del Museo, ossia la scoperta di una tenda in lino del primo ’900, appartenuta a Bendandi e fatta decorare alla ditta Pascucci di Gambettola con decorazioni a ruggine tratte dai disegni di Bendandi per il suo libro sui terremoti e le macchie solari.