Si ringrazia la proprietà per g.c.
In bici.
Ritrovo: Pro Loco, Voltone Molinella, ore 14.30 (in bici)
*€ 5/€ 3 soci Pro Loco
Prima tappa sarà la chiesa di San Biagio Nuovo, nella campagna tra Faenza e Cosina, poco a sud della via Emilia. Questo edificio ha una storia avvincente e anche gloriosa: la prima pietra fu posta il 5 marzo 1911 e l’inaugurazione avvenne il 10 novembre dello stesso anno. Una tale celerità nei lavori si spiega con l’urgenza di sostituire la chiesa di San Biagio Vecchio o in Collina, rivelatasi fatiscente fin dal 1899 quando era arrivato il parroco don Bagnolini che tenacemente perseguì il sogno di un nuovo tempio. Il parroco si accollò personalmente tutte le spese (a parte 7000 lire di offerte spontanee dei parrocchiani) e trovò un capomastro, Giuseppe Magnani, che «fece sé architetto», cioè si arrangiò, riciclando un disegno neoclassico dell’imolese Cosimo Morelli.
A detta di alcuni la chiesa di San Biagio è «la più bella della campagna faentina», forse perché i costruttori sopperirono alla scarsità di risorse con un’encomiabile buona volontà, forse perché riuscì a superare quasi indenne le distruzioni della guerra che qui, nell’autunno \1944, infuriò in modo particolare. Negli anni ‘50 vi furono trasferite diverse opere dalla danneggiatissima chiesa dei Servi, in particolare il fonte battesimale marmoreo datato 1485 (epoca di Galeotto Manfredi) e il relativo cancelletto settecentesco in ferro battuto. Subito dopo i parrocchiani si prodigarono per arricchire ulteriormente la chiesa, comprando per ben 220mila lire le due statue lignee (in scala 1:1, di Ferdinando Perathoner della val Gardena) che affiancano tuttora il Crocefisso seicentesco della cappella omonima.
Si vedranno anche gli esterni, o meglio lo spettacolare filare di viti a piantè, cioè con le viti maritate a tutori vivi, piantato nel 1911 ed unico sopravvissuto del vigneto retrostante la chiesa: basti dire che due viti con relativi òpi (aceri campestri di supporto) furono salvate e trapiantate da Tonino Guerra a Pennabilli.
Poi, con breve e piacevole trasferimento per carraie di campo che evitano la via Emilia, si andrà alla vicina Villa Betta (per gentile concessione della proprietà). Qui si vedrà esternamente l’edificio, progettato nel 1862 come residenza venatoria da Antonio Zannoni per l’allora sindaco Gustavo Betti. Zannoni fu architetto e archeologo e qui guardò a modelli toscani da cui prese soprattutto il “finto bugnato alla rustica” della facciata. Quattro anni dopo fu realizzato il parco, su progetto dell’ingegner Luigi Biffi che piantò lecci, roverelle e allori in parte ancora esistenti. Una scultura moderna di Giacinto Cerone (protagonista dell’attuale mostra al Mic) arricchisce questo storico giardino e si passeggerà infine nelle circostanti piantumazioni di alberi autoctoni (querce, frassini, gelsi, mandorli, ciliegi e oltre 1200 mirabolani) realizzate negli ultimi 25 anni.
> consigliati scarponcini, vista la presenza di percorsi erbosi o a fondo naturale.
> durata della vista dalle 14.30 alle 17.30, spostamenti compresi.
> info accessibilità: percorso di visita su terreno battuto con possibili tratti sconnessi.
Le prenotazioni sono obbligatorie e si accettano dal sabato della settimana precedente ogni visita.
TUTTE LE VISITE IN PROGRAMMA PREVEDONO POSTI LIMITATI.
Le visite sono condotte da Guide turistiche abilitate ed autorizzate dalla Regione Emilia-Romagna L’organizzazione declina ogni responsabilità su eventuali infortuni o danni ai partecipanti.